Quando escludere è un gesto politico.
- Massimo Di Matteo
- 4 giorni fa
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APPELLO ALLE ASSOCIAZIONI: NON TRADITE IL VOSTRO RUOLO.
LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DI TUTTE LE VOCI
In campagna elettorale, ogni occasione di incontro pubblico tra candidati dovrebbe essere un esempio di civiltà democratica e partecipazione. Ma quando un’associazione organizza un evento politico selezionando solo alcuni candidati e lasciandone fuori altri — senza spiegazioni, senza trasparenza — il danno è profondo.
Non solo per chi viene escluso, ma per l’intera comunità. Perché in quei momenti, non si fa informazione: si fa disinformazione. Non si educa al confronto: si insegna la parzialità.
Le associazioni hanno un ruolo pubblico, anche quando non se ne rendono conto.
Chi organizza un evento durante una campagna elettorale, soprattutto in contesti civici, giovanili, educativi o culturali, esercita una funzione pubblica. Non è una semplice “scelta privata”. È un atto che incide sulla percezione politica di chi ascolta, che orienta, che legittima. E per questo non può essere guidato da simpatie personali, comodità organizzative o logiche di esclusione.
Escludere candidati è un gesto politico, e come tale va riconosciuto.
Anche quando motivato con “tempi limitati” o “criteri tematici”, escludere alcune voci significa di fatto dare spazio solo ad alcune idee. È una scelta che non può essere né nascosta né giustificata con leggerezza. Chi decide chi ha diritto di parlare e chi no, si assume una responsabilità politica, anche se non se la riconosce.
Un’associazione che seleziona chi può parlare ha smesso di servire la comunità. Sta servendo una parte.
Questo è un appello alle associazioni culturali, educative, sportive, religiose, giovanili: siate all’altezza del vostro ruolo. Se organizzate un dibattito in campagna elettorale, invitate tutti. Se non potete farlo, rinunciate a presentarlo come neutro. Non fate credere di dare voce alla comunità, se poi scegliete chi può parlare.
La democrazia non è solo nelle urne. È anche in ogni palco, ogni microfono, ogni sedia assegnata o negata.
Restate fedeli alla vostra missione: costruire spazi di confronto, non vetrine. Formare cittadini, non tifosi. Dare voce a tutte e tutti, non solo a chi vi rassicura.
Trento — come ogni città — merita una cittadinanza adulta, capace di ascoltare, confrontarsi e scegliere. Ma questo sarà possibile solo se anche le associazioni saranno all’altezza del loro compito.
Claudio Geat
Candidato sindaco
Generazione Trento

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